La sindrome dell’ovaio policistico


La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una delle più comuni affezioni endocrino-metaboliche che interessa fino ad un 10-15 % della popolazione femminile in età riproduttiva.
In realtà questa sindrome non scompare con la menopausa ma muta e può assumere, se non adeguatamente trattata, aspetti più legati al metabolismo come: obesità, sovrappeso, steatosi epatica (fegato grasso), alterazioni glicemiche, insulino resistenza, alterazioni del profilo lipidico e genericamente un aumentato rischio cardiovascolare.

È una patologia molto frequente ma purtroppo poco riconosciuta e soprattutto non di unico esclusivo ambito ginecologico: avere ovaie ad aspetto micropolicistico infatti non significa esser affette dalla sindrome, inoltre il criterio ecografico non dovrebbe esser usato per la diagnosi prima che siano trascorsi 7-8 anni dal menarca (prima mestruazione).
Nelle donne molto giovani è infatti molto frequente a livello ecografico trovare un ovaio ad aspetto multifollicolare che non è espressione di una reale patologia e può non associarsi alle alterazioni metaboliche-ormonali tipiche della PCOS.


Come si fa diagnosi?


Per la corretta definizione diagnostica della PCOS vengono ad oggi utilizzati i criteri formulati alla Consensun Conference di Rotterdam del 2003 e che prevede che vengano soddisfatti 2 su 3 criteri:
1) oligomenorrea e/o cicli non ovulatori

2)segni clinici (irsutismo, acne, alopecia..) e/o biochimici di iperandrogenismo (elazione degli ormoni androgeni ovarici e/o surrenalici)
3) aspetto ecografico : n >12 follicoli (2-9mm diametro) disposti principalmente sotto corticale ovarica e/o volume ovarico incrementato > 10cc)

Oltre ciò dovrebbero esser escluse le altre cause di incremento degli androgeni come: S. Cushing (ipercortisolismo), iperplasia surrenalica congenita (soprattutto la forma più nota chiamata deficit della 21 idrossilasi e diagnosticabile anche mediante incremento dell’ormone 17 idrossi-progesterone).

Gli esami ematici, soprattutto in presenza dei sintomi caratteristici della sindrome, sono fondamentali ed andrebbero eseguiti in fase follicolare precoce ovvero fra il secondo ed il quinto giorno dell’inizio delle mestruazioni, se presenti.

Alla valutazione prettamente ormonale verrà inoltre accompagnata una più “metabolica” che sarà personalizzata in relazione alle caratteristiche della paziente.

Sarò infertile?

Avere la sindrome dell’ovaio policistico non significa che ci saranno necessariamente problematiche relative la gravidanza. È fondamentale un approccio multidisciplinare al fine di ripristinare l’ovulazione se assente o la regolarità del ciclo mestruale intervendo controllando tutti i fattori: ginecologici, ormonali, nutrizionali e metabolici.

Aspetti psicologici

Come medici non possiamo sottovalutare il carico emotivo delle pazienti affette da PCOS.

Sono infatti molto frequenti disturbi del tono dell’umore, ansia, depressione, irritabilità nonché disturbi del comportamento alimentare che possono complessivamente impattare riducendo la qualità di vita.

È fondamentale perciò prendersi cura a 360° di queste donne.


C’è una cura?

La risposta è si e si basa sullo stile di vita e quindi alimentazione controllata, bilanciata e personalizzata e movimento.
è dimostrato infatti che una riduzione del peso dell’8-10% nelle pazienti con PCOS e sovrappeso/obesità migliora il profilo ormonale e l’ovulazione.
In aggiunta, a seconda delle problematiche della paziente (insulino-resistenza, irsutismo…) è possibile associare integrazione il cui cardine è ancora l’inositolo (ma non solo) e terapia farmacologica come ad esempio metformina, un farmaco insulino sensibilizzante con proprietà anche sull’ovaio, o antiandrogeni.

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